Ormai è una certezza, il mercato delle imprese è sempre più internazionalizzato. Ciò non vuol dire semplicemente che le imprese si devono preparare per esportare, ma che devono imparare ad affrontare un business sempre più globale, immerse in un grande mercato sempre aperto. Ogni giorno le distanze si riducono e diventa sempre più facile superare le frontiere, raggiungendo i propri interlocutori ovunque nel mondo.
La struttura economica italiana è caratterizzata, da sempre, dalle piccole medie imprese, che ne sono state, al contempo, risorsa e limite. Risorsa perché duttili, agili, limite perché la dimensione potrebbe essere considerata un impedimento per raggiungere determinati obiettivi, uno di questi l’internazionalizzazione. Eppure, internazionalizzare la propria impresa è il primo passo per garantirsi il futuro, riducendo la vulnerabilità legata al legame con un singolo mercato, lo confermano i dati di questi ultimi anni: le imprese che stanno meglio affrontando la recessione sono quelle che sono riuscite ad uscire dal mercato interno.
Non si è mai troppo piccoli per affrontare il mercato globale, soprattutto se lo si fa insieme. Non è necessario avere un grande marchio, grandi strutture e immense risorse finanziarie per entrare in nuovi mercati. E’ però indispensabile proporsi con un prodotto od un servizio altamente qualificato e prepararsi adeguatamente, anche utilizzando i mezzi e le risorse messe a disposizione dello Stato: i consorzi tra imprese aventi per oggetto la diffusione internazionale dei prodotti e dei servizi delle piccole e medie imprese, comprese le attività relative all’importazione di materie prime e di prodotti semilavorati, alla formazione specialistica per l’internazionalizzazione, alla qualità, alla tutela e all’innovazione dei prodotti e dei servizi commercializzati nei mercati esteri sono destinatari di contributi pubblici a fondo perduto, per ultimo vedasi il decreto direttoriale 10 gennaio 2014 del inistero dello sviluppo economico.